I venti anni "neri" - Luigi Sasdelli


Molte volte le violenze vengono spinte fino all'assassinio e a Casola i colpi dei sicari fascisti si rivolgono immediatamente sul bersaglio più importante, poiché vittima designata è il tipografo Luigi Sasdelli, unanimemente considerato il capo del movimento operaio e socialista casolano non solo perché, autodidatta, aveva saputo conquistarsi una preparazio­ne culturale notevole per quei tempi, ma anche per essere stato uno dei primi e il più infaticabile organizzatore di associazioni di lavoratori , e soprattutto perché egli si era impegnato con particolare diligenza e con sacrificio personale a costituire anche a Casola una organizzazione del Partito Socialista solida e capace di iniziativa, ad esempio istituendo dei corsi di cultura politica per i giovani che numerosi, ma ancora imprepa­rati accorrevano tra le fila del Partito. D'altra parte proprio per queste sue doti di serietà, di preparazione, di capacità, di iniziativa, si era dimostrato il primo vero dirigente socialista di Casola in grado di spostare su un piano più elevato e meglio indirizzato su obiettivi concreti l'azione del movimento operaio casolano: e la prova più entusiasmante fu data dalla conquista dell'Amministrazione comunale che, sotto la sua guida, i socialisti di Casola realizzarono nel 1920. La sera del 9 gennaio 1922, due fascisti spalleggiati da un carabiniere in licenza inscenano una provocazione contro due socialisti, uno dei quali viene immediatamente tradotto in caserma, ma rilasciato subito do­po; uscendo egli incontra Luigi Sasdelli e assieme si fermano a parlare dell'accaduto. Di nuovo viene messa in atto la provocazione. I due com­pagni si separano per rientrare alle rispettive abitazioni, ma giunto a po­chi passi da casa, prospicente la piazza dei Ceronesi (che ora porta il suo nome), Luigi Sasdelli viene circondato dai tre e mentre uno gli im­pedisce di proseguire, gli altri due gli sparano a bruciapelo freddandolo, quasi al cospetto della vecchia madre che attende il rientro del figlio. Il giorno dopo i due fascisti vengono portati in caserma, ma subito dopo rilasciati e quando le prove schiaccianti costringeranno la magi­stratura già fascistizzante ad istruire contro gli assassini un processo, questo risulterà una farsa. Una testimonianza assai significativa dell’ascendente di cui godeva Luigi Sasdelli, non solo a Casola, è data dai suoi funerali che si svolgono con una grande partecipazione di folla: sono presenti i rappresentanti di tutti i lavoratori della valle del Senio, le loro associazioni con gli sten­dardi e le corone ed anche se lo sdegno è grande, esso rimane virilmente contenuto, tanto che non si verifica alcun incidente malgrado la provoca­zione messa in atto dai fascisti che in atto di sfida si sono piazzati sulle alture fiancheggianti la strada che porta al cimitero, mettendo bene in mostra fucili, pistole e bastoni.
(I testi delle schede sono tratti dal libro "La Resistenza sui monti di Casola" di Amilcare Mattioli e Giuseppe Sangiorgi  edito da Edit Faenza 1994)