Una giornata di festa per non dimenticare. L'Anpi locale,
infatti, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale hanno organizzato le
celebrazioni del 25 aprile 2012 per ricordare il 67° anniversario della
liberazione dal nazismo e fascismo.
Il programma prevede la cerimonia iniziare nel Parco
"G. Cavina" alle ore 10,00 con il concerto del Corpo bandistico
"G. Venturi". Seguirà la benedizione e deposizione di corone di
alloro al Monumento ai caduti e ai cippi che ricordano i caduti per la
liberazione dal nazismo e dal fascismo.
Alle ore 10,30 dopo il saluto del Sindaco, Nicola Iseppi
si terrà l'intervento del Prof. THOMAS CASADEI, docente presso l'Università di
Modena e Reggio-Emilia e Consigliere della Regione Emilia-Romagna.
Durante la cerimonia verranno eseguite letture dagli alunni della
scuola secondaria "A. Oriani" di Casola Valsenio. (fonte Riccardo Isola Ufficio Stampa Comune Casola Valsenio)
25 APRILE, Festa della Liberazione: per la libertà, la
democrazia, la ricostruzione civile dell'Italia

Alla liberazione dell’Italia dall'occupazione tedesca e
dalla dittatura fascista si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani
ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento
politico (comunisti, monarchici, cattolici, socialisti, azionisti...), si
chiamavano con un solo nome: partigiani.
Erano giovani renitenti alla leva della Repubblica sociale italiana che si
erano uniti alle formazioni partigiane costituite nell'Italia
centro-settentrionale dopo l'8 settembre 1943 e dopo l'occupazione tedesca,
erano militari del disciolto esercito italiano che volevano riscattare l'onore
dell'Italia.
Combatterono al fianco degli Eserciti Alleati provenienti da paesi diversi e
lontani (dagli Stati Uniti all’Australia, senza dimenticare Inglesi e
Francesi). Quei soldati, anch'essi giovani e giovanissimi, caduti a migliaia -
come a Monte Battaglia nel settembre-ottobre 1944 - erano venuti in Italia a
combattere per la libertà del nostro Paese e dell'Europa.
La stessa storia dell’Italia repubblicana fonda interamente le proprie basi
nell’esperienza dell’antifascismo che Piero Calamandrei definì “quel monumento
che si chiama ora e sempre Resistenza”, elemento base di una nuova religione
civile della nascitura giovane democrazia repubblicana.
Si è parlato più volte e da più parti della Resistenza come di
“un secondo Risorgimento i cui protagonisti furono le masse popolari” (Sandro
Pertini).
Non fu una “guerra civile”. La
Resistenza fu un momento edificante in cui si affrontarono i
sostenitori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale contro
gli adulatori della tirannide di cui furono essi stessi le prime vittime, se di
“guerra civile” si vuole parlare la si deve intendere come “per la civiltà”
(Dante Livio Bianco), come “una guerra politica, popolare… Una guerra
democratica, in duplice senso, in quanto democratico è il suo metodo ed è
democratico il suo fine ultimo, l’abbattimento di una dittatura e
l’instaurazione di un regime fondato sulla partecipazione popolare al potere”
(Norberto Bobbio, ora in D. L. Bianco, Guerra partigiana, Einaudi, Torino 1973,
p. VIII).
E' stata la Resistenza
partigiana antifascista a riscattare l’onore e la dignità del nostro Paese
aprendo una nuova e più proficua era di pace e di sviluppo. La Repubblica democratica
e la Costituzione
scaturite dalle scelte dell’Assemblea costituente eletta nel 1946, sono figlie
della lotta partigiana.
E ai valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale, contenuti nella
Prima Parte della nostra Costituzione ogni democratico deve fare riferimento
nella propria azione quotidiana.