CASOLA VALSENIO E LA SUA RICOSTRUZIONE
(Rapporto inviato a Roma dalla Sede Municipale lì 20 marzo
1946)
Casola Valsenio è tra i 18
comuni della provincia di Ravenna, situato nell’ex circondario di Faenza in
posizione collinare ai confini della provincia di Bologna e di Firenze. Sorge
a 195 metri
sul livello del mare ed il suo territorio comunale, 8400 ettari , è
suddiviso in 24 nuclei parrocchiali sparsi qua e là nella martoriata valle che
gli dà il nome.
La popolazione del Comune è di
poco inferiore ai 6.000 abitanti, di cui l’88% e forse più si dedica all’agricoltura,
costretta ad uno sforzo diuturno e sovrumano per carpire alla natura non
prodiga quei poco che basti per vivere una vita fatta di costumi rigidi e di
dignitose astinenze.
Il centro maggiore ammassa le
sue case, in grandissima maggioranza vecchie, antigieniche e sinistrate, in un
breve spazio a ridosso del fiume Senio, che ne lambisce e corrode i fianchi,
con grave pregiudizio alle persone e alle cose.
Data la sua particolare
posizione, di estremo lembo della Romagna montana pressoché smembrato dal resto
della provincia, risente della trascuratezza dei suoi uomini, ma anche di
quelli che, investiti di potere, ne dovrebbero curare gli interessi da un punto
di vista superiore.
Molti problemi che il Comune si
era proposto di risolvere negli ultimi anni, vennero rinviati a causa di forza
maggiore per il sopraggiungere della guerra. E gli stessi, moltiplicati dalle
devastazioni causate dall’infausto flagello, riaffiorano e si impongono oggi,
non solo alla comunità, già tanto stremata nello sforzo impari, ma gli organi
superiori dello Stato.
Si tratta di un complesso di
opere così imponente e di proporzioni tanto vaste da impressionare chiunque,
con serena coscienza e vigile senso civico, ci accinga all’esame.
Innanzi tutto sarà opportuno
dare un quadro, sia pure sommario, dei danni che Casola Valsenio ha subito per
cause dirette dalla guerra.
Quivi, sul fiume divenuto
tristemente famoso per aver fissato il fronte per oltre sette mesi, si è
svolta la guerra in tutta la sua tragicità, raggiungendo talvolta aspetti
apocalittici; il paese e l’intero suo territorio, divenuto teatro di battaglie
e di scontri furibondi, è rimasto per mesi e mesi terra di nessuno, in preda ad
ogni sorta di orrori, sotto la traiettoria dei tiri delle artiglierie e
sottoposto all’azione depressiva delle granate.
Non è questa sede adatta per
dire come si è svolta la guerra e della sua condotta; a noi interessa dare un’idea
sintetica sulle sue conseguenze e sui danni che essa ha arrecato in ogni angolo
del suo territorio.
In proposito valga la seguente
breve statistica: nel centro urbano sono andati distrutti 18 edifici, di cui 4
pubblici, 80 case gravemente danneggiate, 144 in misura meno grave;
nel forese, invece, le case distrutte sono state 17, le gravemente danneggiate
115 e le relativamente danneggiate 121
Inoltre risultano
complessivamente danneggiati in modo grave o distrutti nel centro abitato e nel
forese: 37 edifici pubblici fra cui il palazzo comunale, le scuole del capoluogo
e quelle rurali, le chiese, l’acquedotto, il pubblico macello.
Globalmente, le case distrutte
o danneggiate in modo più o meno grave assommano a 537.
In conseguenza, i senza tetto
superano le 300 famiglie, pari a oltre 1000 unità.
Ai danni delle case vanno
aggiunti quelli del terreno, tutt’ ora minato: circa 60 ettari , distribuiti in
46 poderi; per contraccolpo hanno determinato una riduzione sensibilissima
alle principali colture: in particolare quella del grano, con una produzione
globale di quintali 6930,
in confronto della media produzione di quintali 28500.
Non meno grave la situazione
zootecnica: i tedeschi hanno asportato 613 bovini, 395 ovini e caprini, 644
suini, 70 equini ed oltre 20000 capi di pollame.
Non si elencano i valori
asportati ai privati, come mezzi di trasporto, strumenti di lavoro, biancheria,
indumenti, generi alimentari ed altro, perché non facilmente calcolabili, oltre
tutti i mobili bruciati.
I danni delle aziende agricole.
impoverite nei mezzi di produzione, hanno purtroppo avuto un chiaro riflesso
nello spopolamento della motagna, nella quale oltre 50 poderi sono completamente
abbandonati e quelle famiglie, che prima erano i coltivatori, sono scese al
piano ad ingrossare le file dei braccianti disoccupati.
VIABILITÀ E COMUNICAZIONI
Argomento che meriterebbe una speciale
trattazione a sé, in quanto i collegamenti per la vita di un centro
organizzato, rappresentano una ragione di vita.
A causa dei ponti distrutti sul
Senio - 5 nel solo territorio comunale -
Casola è venuta a trovarsi completamente isolata per alcuni mesi; riprendendo
i primi contatti con i paesi vicini solo dopo che, con l'aiuto dell' A.M.G., ha
potuto servirsi di qualche ponte di fortuna gettato dal Genio Militare.
Tuttora sì serve di essi lungo la
via Casolana, ma continua l'isolamento rispetto alle valli laterali, perché
tutti i ponti minori, che con dette congiungevano, sono andati distrutti.
Le difficoltà su questo argomento
perdurano in tale misura che, nonostante gli sforzi compiuti, il paese è
tuttora privo di un servizio telegrafico e telefonico, né dispone di un
qualsiasi automezzo di linea che lo colleghi alla Via Emilia, da cui dista
appena 20 chilometri .
In suo favore resta solo un
procacciato postale, che si effettua ad intervalli irregolari, tempo
permettendo.
La viabilità minore su strade
comunali, che si sviluppa per 45
km . circa, è in condizioni deplorevoli molte opere d'arte furono fatte saltare con
brillamento di mine dai tedeschi poco prima della loro ritirata.
EDIFICI PUBBLICI E
SCUOLE
Andarono totalmente distrutte la
residenza municipale e le scuole del capoluogo; al loro posto è un cumulo di
macerie.
Momentaneamente si è ripiegato
installando gli uffici comunali nell'ex casa del Dopolavoro, mentre le scuole
si sono adattate nei pochi locali presi in affitto da privati, ma assolutamente
inadeguati dal lato igienico e didattico.
OSPEDALE E RICOVERO
DI MENDICITA’
Anch'essi fortemente danneggiati,
non tanto ai fabbricati quanto all'arredamento interno ed alla loro attrezzatura.
Il fabbricato in cui aveva sede
l'ospedale 5. Antonio Abate è in completa rovina.
Questo, in grosso modo, il quadro
dei danni che la guerra, prima con la sua lunga sosta, poi col suo passaggio
rapido ma devastatore, ha arrecato a Casola Valsenio ed al suo territorio.
Danni incalcolabili e paurosi per
un paese di appena 6000 anime e sorretto da uiìa economia più che povera. Danni
ai quali la popolazione non può far fronte se attraverso l'aiuto esterno, in quanto
le scarse risorse di un tempo sono divenute pressoché nulle dopo l'uragano
travolgente della guerra.
Ciò nonostante, questa gente che
ha resistito alla guerra condotta in casa propria, assumendo spesso il ruolo di
combattenti nelle numerose formazioni partigiane, per contendere all'odiato
nemico la terra dei propri padri: questa gente, fiera, sdegnosa, non intende
rinunciare alla vita. Ed è per questo motivo fondamentale che essa confida
nell'aiuto solidale dei suoi uomini più rappresentativi, affinché essi - immedesimandosi
dei loro stessi problemi urgenti e vitali -
ne ripetano la voce in alto, finché c’è tempo e finché c’ è una
speranza.
In concreto, Casola attende la
soluzione delle sue immediate necessità sulle seguenti urgenti opere pubbliche.
Per le quali se ne indica il progetto ed il preventivo di spesa.
1 Residenza comunale
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L. 15.000.000
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2 Scuole del capoluogo
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L. 12.000.000
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3 Impianto elettrico per illuminazione
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L. 12.000.000
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4 Consolidamento muraglione e consolidamento
dell'abitato
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L. 13.500.000
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5 Ponte di cemento armato in località Soglia
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L. 10.000.000
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6 Consolidamento frana in località Salde
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L. 4.500.000
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7 Restauro agli acquedotti comunali
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L. 4.000.000
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8 Ponte in muratura in località Molino
Balagaio
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L. 300.000
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9 Ponte in muratura nel Rio Cestina
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L. 6.000.000
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10 Viabilità generale entro e fuori dell'abitato
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L. 3.917.000
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11 Restauro ai cimiteri
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L. 990.000
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12 Riparazione alle fognature
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L. 900.000
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13 Restauro alla chiesa arcipretale di proprietà del Comune
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L. 375.000
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14 Ospedale S. Antonio Abate
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L. 1.283.000
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15 Ricovero Cronici
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L. 380.000
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16 Restauro Macello pubblico
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L. 170.000
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17 Magazzino comunale
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L. 305.000
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18 Bagni pubblici e latrine
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L. 1.000.000
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19 Pubblici orinatoi n. 3
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L. 260.000
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20 Riprìstino viali e giardini
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L. 800.000
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21 Ricostruzione del Mercato boario
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L. 200.000
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22 Ricostruzione Lazzaretto
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L. 1.500.000
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L. 86.380.00
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Non tutti i progetti sono ancora
stati presentati al Genio Civile; ad esso vennero consegnati per l'approvazione
tecnica quelli di cui ai numeri 7, 8, 9, 11, 12, 13, 16, 17, 20; sono già preparati
e pronti per l'inoltro quelli contrassegnati con i numeri 3, 19, e si stanno
completando quelli di cui ai numeri 1, 2, 5, 10, 18, 21, 22.
Quelli contrassegnati con i
numeri 14, 15, hanno ottenuto un finanziamento da parte del Mistero competente,
di cui si è già avuta comunicazione diretta. Per i numeri 4, 6, il Genio Civile
si è riservato l'appalto secondo un progetto già ultimato prima della guerra,
essendo ritenuti tali lavori urgenti ancora prima del passaggio del fronte.
Trattasi, quindi, di una mole di
lavori considerevole, per la cui attuazione (com’è e ovvio) è urgente e
necessario l'intervento dello Stato.
In dipendenza delle necessità su
esposte, non disgiunta da una somma di circostanze nemiche, ivi compresa la
prolungata siccità dello scorso anno, l'Amministrazione comunale è impotente
di fronte alla situazione esposta e ne è fortemente preoccupata.
Essa, purtroppo, vede esaurirsi
poco alla volta i suoi cespiti di entrata: tutte le tasse comunali sono in
costante diminuzione rispetto alle spese, che per lo svilimento della moneta
salgono progressivamente.
La proprietà terriera abbisogna
di capitali per radicali lavori di sistemazione e colture più redditizie ed
attende da anni i vantaggi connessi all'esecuzione dei lavori per bacini montani.
Ma quando?, se in gran parte quei terreni sono ancora minati?
I benefici ottenuti fin qui dall'
A.M.G., dal contributo integrativo dello Stato al bilancio 1945, dai cospicui
fondi ricevuti per l'assistenza ai poveri e alla mensa sinistrati da parte
dell’ 'U.N.R.R.A., e nonché quelli concessi dall’ 'E.N.S.I., se rappresentano
un apprezzabile aiuto per chi doveva vivere alla giornata, ben poco rispetto
alle opere ed ai servizi di carattere permanente di cui ha urgente necessità Casola
Valsenio
Si cammina da mesi come dei
ciechi che credono ancora di vederci. Dove andremo a finire? Questo è il
tragico interrogativo davanti al quale non si sa cosa rispondere.
Come faranno gli operai? Oggi le
paghe non recano un costruttivo lievito ai bilanci famigliari, e le scarse
risorse sono già finite: c'è gente che gira con pochi stracci addosso e con le
scarpe sfondate; ci sono bambini denutriti, con volti pallidi, gialli, già deva
stati dalle stigmate della tubercolosi.
Ad onta di tutto questo, la gente
non denuncia collasso completo, né decadimento morale; non vive come in altri
luoghi di loschi affarismi, di rapine e di assassinii, ma sopravvive con poche
briciole e sembra arenata dentro il fango politico che il passato regime ha
lasciato in eredità.
Occorre scuoterla e ravvivarne la
fede nell'avvenire, libero, democratico.
Casola, invero, è in arretrato di
50 anni almeno in confronto alle esigenze e dei servizi dei nuovi tempi.
E' così lontana dai centri politici
ed amministrativi; e poi, più che di costoro, la colpa è dei casolani stessi,
che recano un po' tutti le caratteristiche del loro grande concittadino Alfredo
Oriani, cioè l'innata ripugnanza a chiedere la minima cosa anche se
indispensabile.
Casola ritiene di meritare
l'aiuto del Governo per le seguenti ragioni:
1) Perché ha fede ed
affetto nelle risorse della sua terra
Malgrado gli anni avversi e la
minaccia incombente, i suoi uomini non cedono come altrove alla seduzione dei
centri urbani; questa popolazione sente profonda ed insuperabile la voce della
patria che la chiama verso il lavoro sano dei campi e risponde a tale appello
con la devozione ferma e silenziosa colla quale si assolve una missione sacra.
Sente questo popolo che nella
terra e dalla terra avrà le migliori e maggiori risorse ed attende con assoluta
fiducia che il governo democratico ne riconosca il suo merito. ne premi la fede
e il sacrificio.
2) Per la sua
vitalità
La dimostrazione della sanità morale
di questa popolazione, oltre che attraverso il suo attaccamento alla terra e
all'agricoltura, è data con non minore evidenza dalla percentuale delle nascite,
verificatesi in questi ultimi anni.
Mentre, purtroppo, è ormai
generale il decadimento dei costumi morali; Casola può vantare anche in questi
tempi una elevata maggioranza delle nascite sui decessi che toccano appena la
metà delle prime.
Queste antiche virtù, retaggio di
costumi non corrotti, e garanzia di sicuro avvenire, meritano bene il più pieno
riconoscimento da parte del Governo attuale, di cui realizzano i più alti
principi etici e sociali.
3) Perché in Casola
Valsenio ha trascorsa la sua vita il poeta scrittore Alfredo Oriani
Cioè la mente che attraverso e
contro aberrazioni degli uomini, della politica e del pensiero, rintracciò con
mente sicura le origini e pose i termini per un più vasto risorgimento
italiano.
Se l'Italia negli ultimi 50 anni,
prima della guerra e del fascismo, ebbe il torto di non comprendere l'alta
parola di insegnamento e di ammonimento che le veniva dal solitario di Casola,
non deve ora ignorare il paese di Oriani. Solamente perché anch'esso rifugge
dalla petulanza e dal servilismo.
4) Per il contributo
di sangue dato alla lotta partigiana
Casola ascrive a suo titolo
d'onore 240 (partigiani militanti nelle formazioni Garibaldine, dei quali 23
immolarono la loro eroica esistenza e 4 vennero deportati nei campi della
morte.
Ad essi vanno aggiunti 10 civili
fucilati dai nazi-fascisti e 60 vittime per fatti di guerra, ivi compresi 30
morti per scoppio di mine.
Contributo imponente e
ammonitore, destinato a testimoniare nel tempo la volontà indomita del nostro
popolo, resosi finalmente libero da ogni tirannia.
Per siffatte ragioni, che
s'inquadrano nell'azione politica svolta dal Governo del popolo, che realizzano
in modo assolutamente ideale e pratico l'opera intesa alla ricostruzione del
territorio nazionale, tanto devastato dall'ingiusta guerra.
Casola Valsenio è fra i primi
comuni per meritare quegli aiuti che le occorrono per le sue necessità di
esistenza e di sviluppo. E non si frappongano ragioni di ordie burocratico che
solo allungherebbero l'attesa. Guai ad ulteriori indugi: riuscirebbe fatale
alla vita di questi montanari, calmi e taciturni nella miseria sempre, anche
nei momenti più tragici. Ma proprio per questo più preoccupati.
Casola sì affida alla generosa
mano del Governo ed ai suoi uomini più autorevoli. A quelli di cui è madre non
immemore ma riconoscente, per il bene ricevuto e che riceverà.
Casola vuole vivere, può e vuole
svilupparsi alla pari degli altri comuni d'Italia oggi liberi e riscattati da
ogni forma di asservimento totalitario. Ha anch'essa le sue risorse naturali
che intende di valorizzare; ha un rango fra tutti i comuni d'Italia che le dà
dei doveri che essa assolve mirabilmente, che le dà dei diritti che essa invoca
ed esige.
Il Sindaco GUIDO RICCIARDELLI (tratto da Casola Piccola Cassino nella Valle del Senio di
Ricciardelli Guido