NOI RICORDIAMO Luoghi


Luoghi 


Introduzione

I luoghi dove sono avvenuti eventi che riguardano la vita e la memoria collettive hanno un grande potere evocativo perché permettono di stabilire un contatto immediato fra passato e presente, di rendere presente l’esperienza passata.  
Visitare i luoghi della storia può allora offrire la possibilità di comprendere più profondamente l’esperienza di uomini lontani, di collocare il racconto della memoria nell’eternità dei luoghi. Tutto ciò è mostrato concretamente dai disegni e dai pensieri degli studenti, che molto spesso hanno posto al centro delle loro elaborazioni Monte Battaglia e gli altri luoghi della vallata dove si sono svolte importanti azioni della Resistenza. Luoghi che assumono un significato simbolico, cioè quello di contenere in se stessi, sempre viva, la memoria.  
Nell’itinerario di trasmissione della memoria, nel quale si sono impegnati insieme a Casola Valsenio dall’A.N.P.I. e le scuole, la visita ai luoghi è stato un momento di raccordo imprescindibile fra la testimonianza orale e la documentazione scritta. 

A Ca' Malanca si svolse la battaglia di Purocielo dal 10 al 12 ottobre 1944. Essa vedeva contrapposti i partigiani della 36ª Brigata Garibaldi, l'esercito della Repubblica Sociale Italiana e l'esercito tedesco.
Nella 36ª Brigata Garibaldi c'erano circa 1200 persone che durante la battaglia si divisero in quattro schieramenti, due dei quali rimasero a difendere Ca' Malanca. Era un punto strategico, come Monte Battaglia, e per questo i partigiani lo difesero con molti uomini. Nicola P.

Nel 1944 la 36ª Brigata Garibaldi si trasferì sulla Faggiola, all'interno della Linea Gotica, che in seguito però abbandonarono andando nella zona di Sommorio.
Poi ci fu lo scontro di monte Battaglia dove mori­rono molte persone tra cui soldati tedeschi, partigiani e altri soldati di varie nazioni del mondo: fu una vera carneficina. Davide B.

A Ca' di Malanca ci fu una battaglia nei giorni 10- 11- 12 ottobre. Durante questo periodo i contadini ospitavano i partigiani nelle proprie case e offrivano loro da mangiare. Anche le donne aiutavano la lotta partigiana facendo da staffette e dando informazioni sugli spostamenti dei tedeschi. Daniela B.

Ca’ di Malanca, è uno dei luoghi dove si concluse la vicenda della 36ª Brigata Garibaldi e dove vissero molti partigiani. Questa Brigata, composta da circa 1200 uomini, era divisa in quattro battaglioni: due rimasero a Ca’ di Malanca, uno andò nei pressi di Monte Battaglia ed uno nei pressi di Bologna. I partigiani, però, pur essendo abbastanza numerosi, non potevano combattere in campo aperto contro i soldati tedeschi e quindi potevano compiere quasi esclusivamente azioni di guerriglia. Sonia C.

Cà Malanca era una casa colonica, circondata da campi coltivati, dove ora è stato allestito un museo. Altre località furono importanti per quelle vicende: la chiesa di Cavina, rifugio per i partigiani durante la Resistenza, Cà di Agostino, che si trova sotto Cà Malanca, sede della 36ª Brigata Garibaldi. Carlotta S.

Caro diario,
è tanto che non ti scrivo. Quelle poche volte che l'ho fatto, era per parlarti di cose futili, per sfogarmi delle mie rabbie e dei dolori miei personali, degli amori e via discorrendo, ma quello di cui oggi ti voglio parlare è molto più serio e doloroso: sto parlando della lotta partigiana. È questo uno dei fatti più importanti della Seconda Guerra Mondiale, quello che ci ha reso la libertà dai nazisti e, forse può essere anche grazie ad esso che io esisto, che esistono i miei parenti, i miei compagni e, soprattutto, che qui in Italia siamo liberi. Ma ci pensi se in Italia ci fosse ancora il fascismo? Ci pensi a quante ingiustizie ci sarebbero? Sarebbe talmente terribile che non ho parole per descriverlo e non ci voglio nemmeno pensare.
Sono stata fortunata a nascere a guerra finita. Ti chiederai come faccio a dirlo che allora non ero ancora nata. Ti rispondo con piacere: ti dice niente Ca’ Malanca? Te lo dico io  cos'è: è un luogo dove è stata combattuta una delle più sanguinose e dure lotte di questa vallata.
Qui, giustamente, l'A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) ha creato un museo dove sono esposti documenti storici, anche provenienti da Paesi esteri, foto dell'epoca e un plastico che rappresenta tutta la vallata intorno a Ca’ Malanca. Noi abbiamo visitato questa mostra e mi hanno colpito in particolare le foto di persone impiccate ad un lampione, testimonianze tragiche della guerra.
Altre testimonianze ugualmente importanti sono quelle dei partigiani che ci hanno ospitati: perfino a distanza di circa 60 anni si commuovevano ancora a raccontarci di quei fatti, riuscendo a trattenere le lacrime a stento mentre parlavano delle loro esperienze, tristezze, preoccupazioni, problemi e azioni.
Ci hanno descritto quando, d'accordo col padrone del mulino, compravano quintali di farina per poi distribuirla alle famiglie di contadini, quando si spostavano velocemente per le strade ed i sentieri impervi di montagna per fuggire o combattere "l'invasore straniero”, quando venivano spietatamente e barbaramente uccisi dai nemici che non portavano loro alcun riguardo, quando, insomma, rischiavano la vita per seguire i loro ideali e per il nostro bene. Ecco come è morta tantissima gente, uccisa con la sola colpa di non pensare allo stesso modo degli altri, come un gregge sotto la guida del pastore e se qualche pecora avesse tentato di cambiare strada, ecco i “cani da pastore" pronti a farle cambiare idea…
Ecco cosa voleva dire essere nazisti o fascisti. E Hitler e Mussolini erano i pastori spietati che non miravano a fare il bene del popolo, come promettevano, ma a fare il proprio bene, il proprio interesse, a sfamarsi di vendetta, a dissetarsi col sangue di quelle povere vittime uccise per i monti, ancora disperse. E queste cose che ho detto non sono bugie, ma il frutto dei racconti dei partigiani che io ringrazio veramente per averci fatto apprezzare le loro idee, ed anche per averci fatto riflettere sulla giustizia, sul fascismo e sulla guerra. Infine sono orgogliosa di avere ascoltato dalla voce di un vero partigiano, dal vivo, i suoi ricordi.
  Ora, caro diario ti devo proprio salutare, anche se di cose da dire ce ne  sarebbero ancora tante altre. Ciao, alla prossima! Veronica

“Ricordate e meditate i vostri sacrifici”: questa era la frase che si ripeteva in ogni angolo del sacrario di Marzabotto. Chi l’ha scritta ha riflettuto profondamente su questo cimitero, e deve avere un cuore caldo che pensa. In angolo, una debole luce che, chissà, forse ricorda profondamente, che piange, sola, là, in quell’angolo solitario. Valentina Q.

Ca’ di Malanca…  Lo so, non sarà un grandissimo posto, ma ha un gran patrimonio storico: qui è stata combattuta una battaglia della Seconda guerra mondiale. In questo luogo abbiamo incontrato Aurelio Ricciardelli e un altro signore che sono stati partigiani e ci hanno raccontato le loro imprese quasi commuovendosi,anche dopo 60 anni.
Ci hanno informato di molte cose che sono successe durante la seconda guerra mondiale: la resistenza agli attacchi tedeschi da parte dei partigiani, quando Ricciardelli doveva andare a prendere il pane da solo con i tedeschi che lo tenevano sotto tiro. Hanno proseguito raccontandoci quando i soldati italiani sono stati abbandonati dallo Stato Maggiore che si era ritirato al sud e loro si dovevano arrangiare da soli, quando l’8 Settembre del ’43 l’Italia firmò l’armistizio con gli anglo-americani: loro credevano che la guerra fosse finita e incominciarono a festeggiare ma poi si scoprì che la guerra era appena iniziata. L’Italia si era fatta un nuovo nemico: la Germania. Andrea T.

Sul muro era disegnato un quadro: un uomo-genitore partiva per combattere in guerra, passavano tempo e anni, ma egli tornava…
Ho pensato: “Questo è un quadro di speranza e di incoraggiamento”. Classe  V  elementare

Se ci fosse un piccolo sforzo da parte di tutti, la guerra non ci sarebbe e neanche sapremmo il suo significato.
Marzabotto, Monte Sole, li abbiamo visti distrutti: questo perché le rappresaglie tedesche si sono abbattute sui partigiani e sui civili. La causa di tutto era la presunta e inutile superiorità che pensavano di avere i nazisti. Carlotta S.

Quando siamo andati a visitare il sacrario di Marzabotto vedevo stanze dove c’erano nomi senza data di morte. In alcuni ingressi c’erano statue che mi parevano vive, ma erano immobili.
Alcune tombe non avevano date di morte perché, quando sono stati ritrovati i morti non si riconoscevano. Sono stato colpito quando ho visto che alcuni bambini erano morti appena nati. Quando siamo entrati dal cancello del sacrario a fianco c’erano pilastri con i nomi di città distrutte. E io mi sono detto che quella guerra è stata molto dura, simile a quella che oggi avviene in Jugoslavia. Michele B.

Il viaggio a Marzabotto ci ha fatto capire quante persone sono morte per liberare l’Italia dai tedeschi.
Non sappiamo come ringraziarvi, possiamo esprimere solo le nostre emozioni: 1830 civili uccisi, fra cui donne, bambini e neonati. È stato difficile crederci: la guerra non guarda in faccia a nessuno.
Il numero dei soldati è stato enorme. Furono sterminate intere famiglie. Chiunque passasse per la strada veniva ucciso! Si trattava di una rappresaglia. la guerra uccide anche chi è inerme: come un anziano paralitico o un neonato. Classe V elementare  
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