Monte Battaglia


Ho pensato di ripercorrere i momenti cruciali di quella drammatica settimana, dalla fine di settembre all'inizio di ottobre del 1944, attraverso le testimonianze di coloro che li hanno vissuti, dei protagonisti, cioè. Do quindi la parola, al tenente colonnello Helmuth Schroeder capo di Stato Maggiore della 7158 Divisione di fanteria tedesca, il quale, in una sua relazione apparsa sotto il titolo "Erlebnisse bei 715 l.D. in Apennin" e pubblicata sulla rivista Alte Kameraden del 1957, scrive, testualmente:
"Sulle alture dominanti si svolsero combattimenti in grande stile, come sui famigerati Monte Battaglia e Monte Cece, compresi nel sistema della Linea Gotica, l'ultima linea di difesa dell'Italia del nord.
Il Monte Battaglia fu particolarmente e accesamente conteso, finché cadde in mano al nemico quando una forte formazione di partigiani attaccò alle spalle le nostre posizioni facilitando così l'avanzata degli americani". E evidente che l'ufficiale tedesco confonde il Monte Battaglia con il Monte Carnevale, dove appunto i partigiani della 36a Brigata, con un'azione a sorpresa, misero in difficoltà i reparti della sua divisione appostati sul monte. Il soldato Otho J. Boone racconta che "... il giorno 27 settembre il 110 Battaglione del 350 Reggimento avanzava verso nord attraverso le montagne in direzione di Monte Battaglia, quando si vide qualcuno spuntare da una collina di fronte a noi e sventolare una bandiera bianca. Quando fu o furono abbastanza vicini si identificarono come partigiani italiani". Più dettagliata la testimonianza del sergente Pet Culver: "Alle 4.30 circa del mattino ci siamo spostati per 2000 iarde e abbiamo lanciato un attacco ad un monte. L' abbiamo occupato abbastanza facilmente, senza feriti, e abbiamo preso una decina di prigionieri. Apparvero circa 200 partigiani e dissero che avevano ripulito la valle di fronte a noi fino a un castello su un basso monte. Ci condussero al castello (circa tre miglia) senza incontrare molta resistenza".
Il diario di guerra della 148 Armata tedesca conferma tutto; alle ore 23.20 del 26 settembre il comandante della 10" Armata riferiva che "un battaglione, avanzando verso il Monte Battaglia da est, ha comunicato che la cima è occupata dal nemico"; quaranta minuti dopo il comandante del Corpo paracadutisti annunciava che "la posizione di sbarramento sul Monte Carnevale era ancora in suo possesso e che quindi il Monte Battaglia doveva essere occupato solo da partigiani".
Cosimo Resta, un partigiano della compagnia attestata sul Battaglia e che aveva sostenuto un attacco in mattinata, racconta che "le munizioni cominciavano a scarseggiare quando, sul versante opposto, scorgemmo una lunga fila di soldati con una divisa a noi sconosciuta e poi una staffetta che il precedeva giunse gridando che erano americani. I soldati furono cordiali con noi, ci diedero delle sigarette, che da tanto non si fumava. Molti di quei soldati parlavano la nostra lingua perché erano figli di italiani emigrati in America". William D. Marabach, soldato della compagnia G., scrive: "il giorno in cui salmo sul Battaglia il nostro comandante era il capitano Bob Roeder; c'era molta nebbia quel pomeriggio e c'erano dei partigiani lassù.
"Mentre il soldato John R. Milliman rammenta che i partigiani "erano vestiti con una combinazione di uniformi italiane e tedesche. Loro ci guardarono e noi li guardammo mentre marciavano in direzione della vetta del Battaglia. Avevano un 'aria truce e potevi pensare che fossero duri combattenti. Pensavo anche, quando li vidi, che ci voleva un notevole coraggio ad operare tra le linee tedesche ed americane". Ancora il sergente Culver, della Compagnia G., conferma che gli americani occuparono il monte il pomeriggio del 27 e che "nel giro di pochi minuti i tedeschi saltarono dal lato opposto e ci fu uno scontro terribile prima che fossero respinti". Lapidaria la relazione del tenente colonnello Ermore D. Beggs, ufficiale di collegamento presso il 350 Reggimento del 110 Battaglione si impadronì del Battaglia senza opposizione alle ore 14 circa, trovando la montagna presidiata da un battaglione di patrioti italiani". La notizia, tuttavia, non venne mai divulgata, e il perché ce lo spiega lo storico dell'88" Divisione, J.P. Delaney, nel suo libro "The Blue Devils in ltaly", quando a pagina 135 scrive: "A dire la verità, benché i censori proibissero sul momento la notizia, truppe partigiane italiane operanti tra le linee in questo settore furono le prime ad occupare il Monte Battaglia, mantenendolo fino all'arrivo delle forze americane". È ancora il fante Boone a scrivere che "i tedeschi tentarono nuovamente di prendere il terreno attorno al vecchio castello o qualunque cosa fosse. E riprovarono ancora verso le 9 o le10. Ciò accadde i1 27 settembre. Alle due circa del pomeriggio ritentarono nuovamente. Quel giorno perdemmo il miglior comandante di compagnia che avessi mai avuto, il Capitano Bob Roeder".Ma i tedeschi tentarono di riprendere anche il Monte Carnevale. Alle ore 0.15 del 28settembre, secondo il diario di guerra della 14a Armata, il suo comandante annunciava a quello della 10a che un reggimento della 44a Divisione "sta già salendo da Gaggio col compito di occupare il Monte Carnevale". 
Quanto scritto dal partigiano Bruno Bolelli si riferisce appunto a questo episodio: "Dopo il congiungimento con gli alleati, fummo destinati al Molino della Caspa e al mattino seguente avemmo un combattimento con i tedeschi:".Più circostanziata la testimonianza del comandante della compagnia partigiana, Gino Armaroli, il quale spiega che "ebbe il difficile compito di proteggere lo schieramento alleato da attacchi provenienti dalla strada montanara". lì capitano Mark M. Boather, nella sua documentata relazione, scrive, tra l'altro, che "arrivarono quassù immediatamente ordini di disarmare i partigiani, essendo quella la linea di condotta della 5" Armata"; l'ufficiale ricorda di averli scortati lungo il crinale e dice che "erano eccitati ma simpatici, rubavano le razioni, si vantavano ed erano contenti di essere fuori dalla guerra". Il soldato Wittle puntualizza: "Rimanemmo sul Monte Battaglia fino al 5 ottobre.

La Compagnia H fu ridotta alle dimensioni di un plotone". Pressappoco ciò che era accaduto La Guerra e la Resistenza di Ferruccio Montevecchi)
ad un'altra compagnia, secondo quanto scrive il soldato Marabach: "Se ricordo bene, rimanemmo il per quattro notti e tre giorni. Quando fummo sostituiti penso che fossero rimasti solo trentatré uomini della compagnia G. Penso vi fosse rimasto un solo ufficiale. I britannici arrivarono dopo di noi e ci sostituirono". Ed ecco ciò che vide, esterrefatto, il tenente Paul Carr, del III Battaglione delle Guardie Gallesi, appena giunto sulla montagna: "lì castello, tutto in rovina, è praticamente sotto un bombardamento continuo. E cosparso di cadaveri americani a vari stadi di decomposizione. Ce n 'abbiamo persino uno che pende di traverso da una finestra del nostro caposaldo. Siccome ci si può muovere soltanto di notte, al buio si continuano a calpestare teste, corpi, membra...". E una descrizione terrificante che la dice lunga su ciò che è stato per quei soldati - americani, inglesi, tedeschi e italiani - che hanno combattuto sul Battaglia e sono morti per disputarsi un punto di pietre e di sassi di quella montagna. lì soldato Fleming spera "che tutto ciò serva a chiarire la situazione" perché, confessa, "temo che tra vent'anni i bambini italiani non sapranno neppure che gli americani hanno combattuto in Itala". lo credo che ciò sia impossibile. E' una descrizione terrificante che la dice lunga su ciò che è stato per quei soldati - americani, inglesi, tedeschi e italiani - che hanno combattuto sul Battaglia e sono morti per disputarsi un punto di pietre e di sassi di quella montagna. lì soldato Fleming spera "che tutto ciò serva a chiarire la situazione" perché, confessa, "temo che tra vent'anni i bambini italiani non sapranno neppure che gli americani hanno combattuto in Itala". lo credo che ciò sia impossibile. (da