Camera dei Deputati - Commemorazione dell’ex deputato Giulio Cavina (1 marzo 1951)


TARGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TARGETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo alla cortesia della Camera un minuto del suo tempo, per rivolgere un pensiero alla memoria di chi, in tempi procellosi per il nostro paese e per il nostro Parlamento, ebbe a sedere due volte su questi banchi e che si è spento ieri nella corsia di un ospedale cittadino: l’onorevole Giulio Cavina.
Per necessità di cose questo nome riuscirà ignoto alla grande maggioranza dei colleghi; però è un nome particolarmente caro a molti di noi, ed è il nome di un uomo che dovrà essere rispettato anche da coloro che hanno militato e militano in parti ben diverse dalla sua.
Tutta la vita del povero Cavina si può dire fu una lotta contro la miseria, la miseria sua, per assicurarsi i mezzi di sostentamento, e la miseria dei suoi fratelli di lavoro.
Giovinetto, in quell’età che per una gran parte di noi è stata l’età più lieta, dovè emigrare in varie parti d’Europa, per guadagnare il necessario alla sua esistenza, come scalpellino. Egli aveva la passione di quest’arte che per altri può sembrare modesta; passione che conservò viva in tutti i periodi della sua esistenza. Poi si fece organizzatore dei suoi fratelli di lavoro. Fu segretario della Federazione italiana edili e segretario della camera del lavoro di Siena. Egli seppe difendere, con pericolo della sua vita, la camera
del lavoro di Siena da uno di quegli assalti barbarici con cui il fascismo pensava di poter propagandare la sua ideologia con colpi di randello, con stagne di petrolio, con moschetti.
Queste violenze si esercitavano sotto gli occhi chiusi delle forze di polizia, che si muovevano soltanto per arrestare coloro che a queste selvagge violenze si opponevano, tanto che anche il povero Cavina, dopo aver eroicamente difeso la camera del lavoro, fu arrestato, e soltanto la sua seconda elezione al
Parlamento lo liberò. Veramente non è esatto dire che lo liberò, in quanto in effetti, uscito dal carcere, fu condannato al confino.
Tutta la sua vita fu una battaglia per un ideale al quale non mancò mai. Io penso che in tutte le manifestazioni della vita, e soprattutto della vita politica, più ancora che l’alto intelletto o la cultura valgano la fedeltà al proprio ideale e il coraggio con cui si Sostengono le proprie idee.
Penso che la memoria di quest’umilissimo fra i più umili lavoratori, di quest’uomo vissuto povero e morto nella più squallida miseria possa essere ricordata con ammirazione anche da coloro che non militarono
nelle sue file. (Generali applausi).
BAGLIONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAGLIONI. A nome dei lavoratori della provincia di Siena, che ebbero nell’onorevole Cavina il loro dirigente in momenti difficili, mi associo alle parole dell’onorevole Targetti.
Vada alla sua memoria la riconoscenza memore di tutti i lavoratori.
SIMONINI, Ministro della marina mercantile.
Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONINJ, Ministro della marina mercantile.
Avendo avuto la fortuna di conoscere personalmente e di poter apprezzare l’onorevole Cavina, per averlo seguito lungo tutta la sua vita, mi associo, anche a nome del Governo, alle parole dell’onorevole Targetti.
PRESIDENTE. Ho già manifestato alla famiglia dell’ex deputato Cavina il cordoglio della Camera; lo rinnoverò come segno del ricordo che quest’uomo onesto e di buona fede ha lasciato nell’animo di tutti noi. (Segni di generale consentimento). Verbale seduta